Le basi neurali della balbuzie e la risposta alla terapia

La teoria di Toronto

La balbuzie è un disturbo complesso che ha affascinato e sfidato i ricercatori e i clinici nel corso degli anni. Molti modelli sono stati proposti per spiegare le cause di questa condizione, ma un tema ricorrente è l’associazione con processi cerebrali atipici legati al linguaggio. Gli studi condotti da un team di ricercatori presso l’Università di Toronto hanno fornito nuove prospettive sulle basi neurali della balbuzie e sull’efficacia dell’intervento sul comportamento balbuziente .

Come reagisce il cervello e perché

Attraverso l’utilizzo della tomografia a emissione di positroni (PET), una tecnica di neuro-immagine funzionale, i ricercatori hanno confrontato i modelli di attività cerebrale tra adulti balbuzienti e adulti non balbuzienti. Durante compiti di lettura silenziosa e a voce alta di singole parole, è emerso che gli adulti che balbettano mostrano una maggiore attivazione dell’emisfero destro rispetto ai non balbuzienti. Più in generale, i balbuzienti hanno dimostrato un aumento complessivo dell’attivazione cerebrale rispetto al gruppo di controllo composta da persone normo fluenti. Si ipotizza che questa maggiore attività diffusa nel cervello dei soggetti balbuzienti rifletta un processo più faticoso e meno automatico del linguaggio. Tuttavia, dopo un intervento intensivo centrato sul comportamento balbuziente, è stato osservato un aumento dell’automatismo nel processo linguistico. I soggetti balbuzienti sono stati in grado di utilizzare nuove tecniche di fluenza apprese durante la terapia, con uno sforzo ridotto. Questo suggerisce che l’intervento di tipo comportamentalepuò ridurre la balbuzie fino a favorire l’automatizzazione delle abilità linguistiche.

Nuovi approcci e nuove abitudini

Durante le attività di lettura silenziosa, i balbuzienti hanno mostrato un’attivazione relativamente più ampia nella parte anteriore dell’area cingolare, che è coinvolta nella reazione anticipatoria e nella preparazione di risposte a compiti complessi. Questa attivazione potrebbe riflettere la tendenza dei soggetti balbuzienti ad analizzare la fonetica o la struttura ortografica delle parole alla ricerca di possibili problemi di fluenza come in una sorta di caccia all’errore. Tuttavia, dopo il trattamento, è stato osservato un progressivo calo dell’attivazione in questa regione, suggerendo un cambiamento nell’approccio mentale verso l’uso delle tecniche di fluenza apprese durante la terapia.

Implicazioni cliniche e conclusioni

Gli studi condotti da questo team di ricerca forniscono prove delle basi neurali della balbuzie e dell’efficacia del trattamento comportamentale. Le scoperte indicano che i soggetti con balbuzie, se stimolati attraverso la terapia, possono scoprire nuovi modi per controllare la propria fluenza, preferendo continuare con l’uso delle tecniche apprese. Se perseguita con costanza, questa nuova routine può diventare il loro nuovo modo di parlare e aprire loro la strada verso un parlato fluente stabile.