La balbuzie in formule e immagini

Una precisazione: il modo per descrivere la balbuzie adottato in queste pagine, è soltanto un espediente “narrativo” singolare che non intende assolutamente ridurre la persona balbuziente ad una formula. Tant’è vero che ad affiancare queste “formulazioni” solo apparentemente esatte, ci sono delle citazioni che suggeriscono aperture, sospensioni, suggestioni…

Piero D’Erasmo
Direttore del Centro “Punto Parola”
IL CIRCOLO VIZIOSO DELLA BALBUZIE
Prendi un circolo, accarezzalo e diventerà vizioso.”
E. Ionesco
IL CIRCOLO VIRTUOSO DELLA FLUENZA
La balbuzie è qualcosa che cambia più facilmente se l’interessato cerca di non nasconderla..”
B. E. Guitar
Una maschera racconta molto più di un volto.”
Oscar Wilde

 

Joseph G. Sheehan (1918-1983) è un altro nome di rilievo nella storia della ricerca sulla balbuzie. Importante il suo contributo alla comprensione del fenomeno attraverso soprattutto due teorie: la Teoria del Ruolo e la Teoria del Conflitto Avvicinamento-Allontanamento. Secondo questo studioso, che ha conosciuto personalmente i conflitti che poi teorizzerà, chi balbetta ha un conflitto, nella sfera dell’Io, che riguarda il ruolo. In altre parole ha un problema di identità o, come dice Sheehan, “di presentazione sociale del Self”. Basti pensare che non si balbetta quando si è soli o si recita o si imita qualcuno o si parla in un’altra lingua… Dice ancora Sheehan: “come per ballare il tango bisogna essere in due, così per balbettare ci vuole un parlante e un ascoltatore”. La teoria del conflitto “avvicinamento-allontanamento” poi analizza la lotta tra il desiderio di parlare e la paura di balbettare. La metafora dell’iceberg rende perfettamente questo dramma.

Il mal di testa non è sintomo di mancanza di aspirina.”
M. Varga von Kibed

 

Charles Van Riper (1905 – 1994) è stato uno dei maggiori studiosi della balbuzie. La sua concezione e il suo “metodo” si ispirano alle teorie del comportamento appreso e qualche decennio fa ha proposto il tema in questione in una forma particolarmente “leggibile”: l’immagine di un paesaggio naturale con i suoi vari elementi, ciascuno dei quali ha un sua valenza eziologica o evolutiva. Questa immagine, dunque, ci dice come la balbuzie “precipita” giù giù fino al MULINELLO DELL’AUTORINFORZO partendo da determinate condizioni originarie che sono il LAGO DELL’APPRENDIMENTO in cui si scarica il SERBATOIO COSTITUZIONALE nonché la LAGUNA DELLA NEVROSI che però sarebbe la terza “scaturigine”, quella di minor peso.

C’è una balbuzie che si vede e si sente. C’è poi una balbuzie che non si vede ma si sente. C’è infine una balbuzie che non si vede e non si sente, ma c’è e si chiama silenzio: il silenzio dei balbuzienti.”
P. D’Erasmo

ovvero:
disfluidità verbale SENZA risonanza emotiva
è una DISFLUENZA TIPICA
Indicazione: NON PREOCCUPARSENE

ovvero:
disfluidità verbale CON risonanza emotiva
è una DISFLUENZA ATIPICA
Indicazione: NON PREOCCUPARSENE MA OCCUPARSENE

…quell’episodio dell’immaginazione che chiamiamo realtà.”
F. Pessoa

Chi balbetta soffre del complesso del gigante in catene.”
J. G. Sheehan

Nell’immaginazione dell’alunno balbuziente:

L’ansia da prestazione riguardo all’interrogazione, induce a comportamenti come:

  • RINUNCIA
  • PARLARE POCO
  • CONFUSIONE NEI PENSIERI
  • SCOMPENSO FONATORIO

La vita è l’arte di trarre conclusioni sufficienti da premesse sufficienti.”
S. Butler

La balbuzie è un disordine nel ritmo della parola per cui chi balbetta sa con precisione ciò che vorrebbe dire, ma nello stesso tempo non è in grado di dirlo a causa di arresti, ripetizioni e/o prolungamenti di un suono che hanno carattere di involontarietà.”
Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)

In ogni gesto c’è la mia relazione col mondo, il mio modo di vederlo, di sentirlo, la mia educazione, il mio ambiente, la mia costituzione psicologica, il mio modo di offrirmi, tutta la mia biografia.”
U. Galimberti

(FATTI SALVI ALTRI FATTORI COME, PER ESEMPIO, QUELLI BIOLOGICI)
La testa è amica del piede ed entrambi di lune e di maree.”
Anonimo inglese del XII secolo

NOTE

  • B sta per BALBUZIE
  • F sta per FLUENZA
  • La radice alla ennesima potenza sta ad indicare il grado soggettivo di difficoltà verbale e dell’autocondizionamento negativo o il grado soggettivo di facilità verbale e dell’autocondizionamento positivo.

Ogni unità di comportamento umano è a un tempo genetica, cerebrale, sociale, culturale, eco-sistemica.”
E. Morin

Per molti disegnare un esagono, con le relative diagonali, partendo da un punto qualsiasi e procedendo senza mai tornare sullo stesso punto (o segmento), non è impresa facile. Secondo il Dr. John C. Harrison (National Stuttering Project – USA) questa “difficoltà grafica” già di per sè costituisce una illuminante rappresentazione della complessità del fenomeno “balbuzie”. La figura geometrica esagonale poi, proposta da Harrison quale immagine di un “NUOVO PARADIGMA” esplicativo della balbuzie, testimonia la concezione “sistemica” che la ispira.

Le conseguenze sul mondo della terapia sono enormi, come in qualche modo si può immaginare.

Il corpo prende forma nell’anticipare l’oggetto a cui servirà: la forma per lavorare, quella per lottare, quella per sentire e anche quella per amare.”
V. E. von Gebsattel

Isis Meira, fonoaudiologa e psicologa clinica, docente presso la Pontificia Università Cattolica di S. Paolo (Brasile), con il suo “Mètodo Integrativo Existencial”, propone un lavoro terapeutico assolutamente originale così sintetizzabile:

  1. innanzitutto viene effettuata una valutazione qualitativa della balbuzie con una “mappa” personalizzata degli anelli di tensione: blocchi e tensioni muscolari, localizzati specialmente nell’area della bocca nonché nelle aree cervicale, diaframmatica e pelvica (= SOMAGRAMMA DELLA BALBUZIE);
  2. si interviene quindi su quelle aree che risultano essere critiche per quel determinato soggetto: la balbuzie è lì ed è decisivo “de-costruire” quelle tensioni, costruite appunto nel corso degli anni – come la ricerca sostiene ormai da anni – su di una “base preesistente” (=”balbuzie originaria” o più precisamente “genetica”);
  3. successivamente il lavoro può concentrarsi sulla verbalità con l’intento di far acquisire buone abitudini di fluenza, favorendo l’automonitoraggio (diverso dall’autocontrollo).

Interessante è la distinzione che la studiosa brasiliana fa tra terapia centrata sul balbuziente, riguardante il vissuto (lavoro psicologico sulle emozioni) e terapia centrata sulla balbuzie, riguardante gli “anelli” di tensione (lavoro corporeo sulle tensioni muscolari).

La prassi clinica di Isis Meira è estremamente concreta (quel muscolo teso “racconta” quella particolare tensione emotiva) ma trova i suoi fondamenti epistemologici nel pensiero fenomenologico-esistenziale di Husserl, Heidegger e Merleau-Ponty, tanto originale e raffinato quanto rigoroso.